Di seguito il comunicato stampa emesso dal Comune di Pontassieve, che raccoglie anche un nostro appello sulla situazione drammatica dei lupi che in Valdisieve e in Toscana attaccano gli allevamenti sostenibili come il nostro, mettendo in crisi un ampio comparto agricolo:

”La situazione è ormai insostenibile: boschi e campagne sono sempre più “terra di nessuno”, si è pensato più a conquistare il favore immediato di sedicenti animalisti o ambientalisti, troppo spesso improvvisati e a volte invasati, piuttosto che a gestire in maniera sensata e scientifica l’equilibrio dell’ecosistema.
Mi piacerebbe introdurre l’argomento lupo con dei fatti successi qualche anno prima della sua esplosione perché parlare di un animale totem, considerato divino ed intoccabile da molti ormai, è possibile solo se si capisce che questo enorme problema è solo la conseguenza del perpetrare di una rinuncia alla gestione della fauna selvatica, credendo erroneamente che l’equilibrio ecosistemico potesse rigenerarsi da solo. Tutti problemi figli della stessa mamma.
Quando anni fa i piccioni infestavano città e campagne rovinando monumenti di inestimabile valore con il loro guano e portando malattie abbiamo pensato bene di immettere dei corvidi per predare i nidi e ridurne il numero. Questa follia ha portato alla scomparsa della maggior parte dei piccoli uccellini che non possono competere con l’adattività dei corvidi. Ed i piccioni sono rimasti. Chi paga i danni?

E’ sempre stato illegale invece foraggiare i cinghiali e soprattutto introdurre razze alloctone più produttive e di taglia superiore alla nostra autoctona ma a nessuno questo è mai veramente importato, tanto che alcuni audaci hanno pensato bene di liberare in bosco suini domestici, a prova di questo non molto tempo fa sono stati abbattuti cinghiali rosa. Il risultato? I “cinghiali” (uso le virgolette perché sembra che la nostra razza di cinghiale primitiva sia ormai estinta in quanto non potesse competere con l’altra più grande e più prolifica) sono esplosi provocando ovviamente danni immensi all’agricoltura ormai noti, ma anche alla fauna più minuta che è sempre stata presente come lepre e fagiano per esempio che sono stati non solo impossibilitati a riprodursi per la distruzione del loro habitat da parte del cinghiale ma addirittura predate da quest’ultimo.
Per quanto riguarda invece il capriolo la caccia di selezione è stata aperta quando la situazione era divenuta insostenibile: le ceppaie non riuscivano a ricrescere tanto la popolazione era esplosa. Adesso, per assurdo, la caccia di selezione al capriolo è ancora aperta nonostante questo sia praticamente scomparso a causa delle predazioni del lupo, ma d’altra parte questo percorso è la conseguenza logica del nostro immobilismo.
Negli anni purtroppo è passato un messaggio fuorviante e sbagliato, una campagna di disinformazione becera e, a tratti, anche intellettualmente disonesta. Ciò ha permesso di esplodere anche a questa popolazione. Il problema è che questi animali ogni giorno devono mangiare qualche chilo di carne. E dove viene presa questa carne? Dai cinghiali diranno i fans del lupo (uso questo termine perché di tifo da stadio si tratta). Peccato che non sia così semplice.

Il lupo, infatti:
1) E’ un animale estremamente adattivo, quindi cercherà sempre la preda più facile. E’ ormai documentato che alcuni branchi si sono specializzati nella predazione di cani, soprattutto cani da caccia.
2) Il lupo sarà un pericolo perché la sua paura nei confronti dell’uomo non è genetica come si racconta, bensì appresa. Lo dimostra il fatto che ogni animale può essere addomesticato. Il lupo ha sempre avuto paura dell’uomo perché quest’ultimo lo ha sempre cacciato, ma lo stesso lupo – proprio per le sue caratteristiche, descritte sopra – si renderà presto conto che l’uomo è diventato innocuo per lui.
Il lupo, infatti, ha sempre cacciato di notte perché era di giorno che l’uomo lo cacciava: adesso sono documentati attacchi alle greggi anche alle due del pomeriggio.

3) Il lupo non favorisce la biodiversità come si racconta, perché nessuna specie lo fa se portata a numeri estremi: tenderà sempre a prevaricare le altre specie. I boschi di questo passo diventeranno un deserto.

Il lupo non è un “nobile” predatore apicale che rivolge la sua predazione ad una sola specie (cinghiale) come si vuol far credere, ma uno spazzino, come la volpe: se il cinghiale diminuirà di numero si rivolgerà senza problemi a prede più facili, cassonetti compresi. L’uomo ha il dovere di tenerlo sotto controllo.

Noi allevatori che cerchiamo di operare nella sostenibilità, che cerchiamo di coesistere anche con le specie selvatiche siamo però allo stremo delle forze: questa non è più convivenza ma prepotenza.
La politica spesso utilizza e crea dei propri slogan con parole come agricoltura sostenibile, allevamento etico, produzioni a chilometro zero, custodi del territorio ecc… e fa bene perché siamo eccellenze nel mondo, ma poi in concreto mi chiedo cosa fa per sostenere chi dell’agricoltura fa un mestiere e la propria forma di sostentamento… Per difenderci dal lupo non abbiamo altra scelta che optare per soluzioni che assomigliano ad un tipo di agricoltura intensiva e che hanno costi insostenibili per chi opta per soluzioni di qualità e ambientalmente poco impattanti.
Ci viene detto di mettere cani da guardiania in numeri che ovviamente creano problemi a chi giustamente vuole fruire del territorio passeggiando in campagna e che addirittura la legislazione non riconosce ancora come animali parte dell’azienda. Non sono previsti aiuti per il loro sostentamento, per la loro copertura assicurativa, per le loro cure e per il loro acquisto, come invece sarebbe giusto.
Quando muoiono poi ti devi sentire dire da alcuni veterinari che “…potrebbe essere stato un cane…”. Al danno si aggiunge la beffa. Non si può continuare a “curare” così il territorio: è dannoso e sbagliato. La gestione di flora e fauna sono materia scientifica e come tale devono essere trattati, adesso invece lasciamo che il business e/o un ambientalismo poco scientifico e molto “a sensazione” orientino le decisioni. Questa è follia.
Se deve essere costruito un ponte su un fiume non posso lasciare che sia la pancia della gente a progettarne la costruzione, perché molti morirebbero annegati dopo il suo crollo. Un ingegnere idraulico deve fare il progetto. Se si deve essere curati ci si rivolge a un medico, non alla sensazione di un amico o di un conoscente. Non si capisce perché quando si parla di agricoltura, biologia e ambiente tutti debbano avere voce in capitolo e trovino spazio nel dibattito molte istanze che spesso sono, con rispetto parlando, niente di più che chiacchiere da bar.
Per noi allevatori un cane da guardiania è un amico, un collega di lavoro che vediamo e coccoliamo tutti giorni: vederne sbranare due in due anni è doloroso ed ingiusto perché probabilmente se i lupi fossero contenuti non sfiderebbero un branco di cinque pastori abruzzesi.

La nostra azienda non è sulla cima di una montagna ma vicino alla civiltà, a due chilometri dal centro di un paese e a cento metri da alcune case. I lupi non sono più schivi e sempre più audaci. Sono già documentati attacchi vicinissimi ad abitazioni a cani e gatti presi addirittura all’interno dei loro giardini oppure, come pochi giorni fa, predati durante la passeggiata insieme al loro padrone.
Se questo problema non verrà affrontato arriverà ad essere ingestibile e drammatico – come in parte è già – e non riguarderà solo i piccoli allevatori, basta un minimo di lungimiranza per capirlo.
Concludo citando il professor Paolo Casanova, mio docente universitario, che diceva che in assenza di controllo e gestione, le specie più adattive prendono il sopravvento e sterminano le altre. Rischiamo quindi di trovarci un bosco con soli lupi, volpi, cinghiali e corvidi.
Noi “allevatori sostenibili” siamo tra le categorie destinate a sparire perché, già soffocati da una burocrazia inutile, non abbiamo energie per sostenere un’invasione di lupi.
Quindi quotate il nostro valore e se valiamo, e sono sicuro che valiamo, dateci una mano con fatti concreti perché ormai di parole ne sono state dette molte e purtroppo poco risolutive. Grazie, un allevatore fortemente provato da questa battaglia impari.

Flavio Giannetti – www.lavalledelsasso.it – info@lavalledelsasso.it – FB IG TW @valledelsasso

Comunicato stampa