Si imita le cose buone e preziose. Il maxi sequestro operato nella nostra provincia da parte della Guardia di Finanza di circa 140 tonnellate di generi alimentari, riportanti segni e simboli tipici del Made in Italy, ma in realtà interamente prodotti in altri Paesi dell’Unione europea, “è la conferma che i prodotti agroalimentari targati made in Italy sono un valore aggiunto riconosciuto dai consumatori –spiega Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti Pistoia-. Purtroppo questo valore aggiunto fittizio (perché di italiano non c’è nulla) non è appannaggio di chi produce eccellenze agroalimentari sui nostri campi. Sono fattori che rendono ancor più strategici la rete dei mercati Campagna Amica dove i produttori agricoli vendono direttamente ai consumatori”.

“L’ennesimo sequestro di falsa produzione agricola italiana operato dalle nostre forze dell’ordine: funghi, olive, pomodori, verdure –spiega Coldiretti Pistoia-, oltre ad ingannare in consumatori, crea un doppio danno agli agricoltori: diretti perché la presenza di merce ‘fasulla’, falsa le regole del mercato e riduce il reddito; indiretti perché i consumatori finiscono per credere che il ‘gusto’ del pomodoro estero sia quello italiano”.

Falso made in Italy che non viene venduto solo in Italia, ma soprattutto all’estero. Gli ultimi dati raccontano che sale a 120 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con gli Stati Uniti che si classificano come il Paese dove le produzioni tricolore taroccate registrano i più elevati fatturati.
Ma l’industria del falso Made in Italy a tavola è diventato un problema planetario con il risultato che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo –stimano Coldiretti e Filiera Italia, la fondazione per sostenere e valorizzare il cibo 100% italiano– oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo Coldiretti e Filiera Italia ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali. Un fenomeno diffuso soprattutto nel Sudamerica dove peraltro rischia di essere ulteriormente spinto dall’accordo di libero scambio Mercosur che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere per sempre con le “brutte copie” sui mercati locali, dal Parmesan al Parmesano, dal Parmesao al Reggianito fino al Grana.

“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.

“In tutto il mondo cresciamo grazie alla distintività dei nostri prodotti che sono frutto di territori ma anche di una cultura antica inimitabile. Falsificarli, snaturarne le ricette, cambiarne gli ingredienti vuol dire distruggere ciò che rende unico al mondo il nostro stile di vita di cui la cultura alimentare è parte essenziale, aggiunge Luigi Scordamaglia Amministratore Delegato di Filiera Italia.

Ufficio stampa Coldiretti – Pistoia

Comunicato stampa

Nella foto : Francesco Ciarrocchi direttore Coldiretti – Pistoia